Lui è un sognatore che non si è mai arreso, lo capisci subito appena incroci il suo sguardo di
cattura, ti rapisce e catalizza la tua attenzione.
Un mix di follia e razionalità che alberga nella stessa persona.
La sua pizzeria “I Masanielli” tre spicchi Gambero Rosso si trova a Caserta ed è diventata una
sorta di “templio” del gusto e d’incontro con il suo “genio pizzaiolo”.
Mi ha raccontato che fare la pizza è dedizione, devi cercare di piacere “quasi” a tutti e non è
semplice che la Sua regola numero uno è esserci sempre e soprattutto “non ci si può improvvisare
pizzaiolo”.
Si dice che “ognuno di noi ha un paio d’ali, ma solo chi sogna impara a volare”, vale anche per
Francesco Martucci?
Io non vivo…sogno! Sono un uomo fortunato perché faccio quello che più mi piace. Se volessi
usare una metafora direi: “Sembro un bambino in un negozio di giocattoli”.
Tutti ora conoscono il tuo nome…sorry, il tuo cognome, “Martucci”. Quanti sacrifici ci sono dietro
questa riconoscibilità?
Quando ero piccolo, a casa dei miei genitori, non avevamo neanche la corrente. Dovevo darmi da
fare per contribuire, anche io, alle spese familiari. A dieci anni ho chiesto di lavorare in una
pizzeria. Il mio datore di lavoro, per qualche “lira”, mi faceva pulire i bagni. A me stava bene,
perché quando tutti i clienti andavano via, finito il mio lavoro, potevo prendere dimestichezza nel
preparare le pizze con lo scarto della giornata.
Da piccolo, quindi, il tuo sogno era già quello di diventare uno dei migliori pizzaioli al mondo
oppure, vista la tua passione musicale, volevi magari fare il musicista o il cantante?
Il pizzaiolo è come il cantante, come l’artista, come il calciatore fuoriclasse…devi averlo nel DNA,
altrimenti sei uno dei tanti che inforna qualcosa. Nella mia infanzia pensavo “chissà se un giorno
diventerò mai un bravo pizzaiolo”. Non sono io a dovermi giudicare, ma diciamo che sono andato
oltre le mie più rosee aspettative (sorride ndr).
La guida “Gambero Rosso” e la tua incoronazione con i tre spicchi immagino siano stati un grande
volano per la tua attività. Quanto c’è invece della tua famiglia dietro il tuo successo
imprenditoriale?
Mio padre faceva il camionista, non era mai a casa. Sono stati periodi duri, difficili e devo dire che
lo sconforto qualche volta ha avuto il sopravvento. Mancavano tante cose, ma un valore non ci ha
mai abbandonato: “l’unione familiare”. Mia mamma, diventando madre molto giovane, per
mantenerci ha fatto la cameriera, ma non l’ho mai sentita lamentarsi – forse piangeva di nascosto –
è stata sempre lì ad insegnarci, con il suo esempio, l’unità è l’umiltà. Oggi ancora lavora, ma nella
mia pizzeria, dove la vedo sorridere. Sono felice ed è molto merito suo.
Mi hai colpito perché, guardandoti negli occhi, ho capito che tu questo mestiere lo hai nel sangue,
non potrebbe essere diversamente per uno che tutti i giorni lavora in prima persona con il suo staff
per sfornare “pizze” studiate e create per deliziare il palato di tantissime persone, possiamo dire
che quando il lavoro coincide con la passione non è più lavoro?
Assolutamente si! La passione è tutto e ti permette di non sentire la “fatica”. Certe volte finisco di
lavorare alle cinque del mattino, vado a casa, dormo due ore, poi mi metto in macchina e percorro
trecento chilometri per scegliere un olio che vorrei proporre su di una pizza. Per molti è follia, per
me è amore per il mio lavoro. Amo sperimentare, mi piace dare un valore aggiunto ai miei clienti.
Potevo fare trecento coperti in sala, invece preferisco farne la metà ma rasentare l’eccellenza.
Ecco questa è un’altra parola che amo.
Secondo Francesco Martucci, qual è il segreto del suo successo?
Me lo sono chiesto tante volte Antonio e non riuscivo a darmi una risposta, ma poi ho capito e ora
posso risponderti con certezza che l’ingrediente “segreto” del mio successo è “o’core”, lo metto in
tutto quello che faccio.
La Campania sta al cibo come la mozzarella alla pizza, cosa ti senti di consigliare ai tanti giovani
imprenditori che vogliono provare ad investire nel settore del food?
La cosa fondamentale è avere una grande identità, pensare a se stessi senza stare sempre a
guardare gli altri. Questo dovrebbe essere il denominatore comune per chi fa il mio lavoro. Poi
servono una grande umiltà e uno studio infinito degli ingredienti che si utilizzano.
Ultimo, poi vado a mangiare la pizza che si fredda, hai un ulteriore sogno nel cassetto? Se si,
come immagino, qual è?
Fare le pizze anche domani 🙂
È il mio sogno che si rinnova giorno dopo giorno.
Personalmente voglio ringraziare Francesco Martucci; da questa intervista sono uscito “sazio” non
per la pizza quanto per l’umiltà e la visione di un uomo che ha deciso di mettere tutta la passione
nel suo lavoro che è il suo “cuore”.
FoodMakers