Questa non è la “classica” intervista realizzata ad uno dei più noti pizzaioli campani nel mondo (Franco Pepe) , questo è il racconto di una giornata trascorsa in compagnia di un grande professionista, instancabile lavoratore che con grande passione ha creato un volano economico per la sua città natale, Caiazzo (CE).
Franco l’ “uomo geniale”, che a un certo punto sceglie di rimescolare le carte in gioco della sua vita e vincere una scommessa persa in partenza: far diventare un piccolo borgo medioevale del casertano, un centro attrattivo in stile Fifth Avenue di New York.
Dalla storica pizzeria di famiglia alla scelta di ristrutturare un rudere risalente al ‘700: come Steve Jobs, Franco Pepe è un innovatore dagli spunti geniali, sempre portato a spaccare in più parti le situazioni, a vedere cosa può generare una nuova idea, definendo il tutto secondo un ordine preciso, nuovo e soprattutto con una mission imprenditoriale.
Nasce così la migliore pizzeria italiana, Franco Pepe crea Pepe in Grani.
Nella sua strategia e visione di “differenziazione”, Franco inserisce da
subito il territorio locale: “Sulla mia pizza volevo il pomodoro, l’olio, la mozzarella, i ceci, l’origano di questi campi; ho voluto selezionarli direttamente, provare come si sposavano con la mia farina, creata appositamente per i miei impasti; mi hanno preso per pazzo – racconta – mi dicevano: Ne vuoi parlare proprio adesso che c’è lo scandalo della terra dei fuochi? , ma io volevo dare un’identità alla mia pizza e sapevo di poter contare su produttori che prima di tutto erano amici. Non mi sbagliavo.
Ancora oggi, dopo circa sette anni dall’inizio dell’avventura, li riunisco tutti attorno ad un tavolo e gli dico: Dovete mantenere sempre una qualità alta, altrimenti uscite dal mio menù”.
Ho chiamato gli Enti di certificazione migliori della Campania, come l’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, sapientemente guidato dal Direttore Antonio Limone, perché volevo avere la certezza che i prodotti utilizzati sulle mie pizze, provenienti dagli agricoltori scelti nelle mie zone, avessero un certificato di qualità e che i consumatori dei miei prodotti, oltre al sapore, potessero avere la garanzia di una qualità controllata.
Passeggiando all’imbrunire per le strade di Caiazzo (CE), Franco Pepe mi racconta tanti episodi di una storia imprenditoriale meravigliosa; la bici regalata al suo amico egiziano (ora suo braccio destro), la partenza con soli quattro dipendenti, la voglia di non perdere mai la tradizione tramandatagli dai genitori, i figli che attualmente collaborano con lui e, soprattutto, quel vecchio rudere che nella sua “vision” immaginava già così: un luogo mistico, dove la “pizza” avrebbe creato una delle favole più belle della storia a lei dedicata.
Ci tiene tanto, Franco, quando parla della sua città e dell’appartenenza al territorio come volano economico.
“Ho voluto trasmettere i saperi. Oggi, quelle quattro persone con cui sono partito sono diventate quarantuno. Le ho formate tutte io, non ho mai preso un centesimo da nessuno di loro. Qualsiasi altro professionista avrebbe creato con la formazione un indotto economico, io invece ho sempre pensato che la ricompensa sarebbe stata la loro carriera professionale, la spendibilità lavorativa grazie a quella formazione”.
“Non ho mai tradito Caiazzo – continua Pepe – io vivo in questo luogo meraviglioso, che amo. Sono stati tanti gli investitori che mi hanno contattato per aprire in altri luoghi, in altre città, ma ho sempre detto di NO. Sono sempre in giro per il mondo, ma rigorosamente con un biglietto di andata ed uno di ritorno nella mia città natale.
La mia idea è quella di portare, tramite la tradizione delle pizza, tanti turisti a visitare la nostra città. Pensate che la prima fascia oraria della pizzeria è di solo stranieri, addirittura provengono da Israele. Mi piacerebbe trovare delle sinergie con gli imprenditori locali, tutti insieme possiamo raggiungere dei grandi risultati ed io voglio mettercela tutta, grazie anche alle istituzioni locali. Quando vado ad Hong Kong a mostrare i prodotti del nostro territorio è emozionante perché, dentro quei vasetti, ci sono i loro sacrifici, i sogni ed il futuro di tante aziende agricole del mio territorio. Queste sono le persone che ricerco, queste sono le eccellenze che mi emozionano ed emozionano il mondo. Ogni mese arrivano circa 15.000 persone nel nostro centro storico, abbiamo un gran lavoro da fare e, con la sinergia delle Istituzioni locali, gli imprenditori e gli abitanti di questo territorio meraviglioso possiamo veramente creare qualcosa di importante.Pensate che, quando ho aperto Pepe in Grani, non c’era un posto letto. Oggi, abbiamo diversi B&B che servono i turisti. Dobbiamo creare rete, ognuno deve saper fare il proprio lavoro, tirando fuori il proprio meglio, in modo da creare una squadra. Sono e resto sempre l’artigiano pizzaiolo Franco Pepe, ma voglio regalare una speranza alle nuove generazioni”.
Viale Pepe in Grani
Ovviamente le idee e la genialità di Franco Pepe non si fermano qui!
All’ultimo piano di “Pepe in Grani”, Franco mi mostra un altro luogo mistico, Authentica: un tavolo per otto persone, un banco di lavoro per il pizzaiolo e un forno. Ferro, legno e pietra, i materiali utilizzati. Un ambiente semplice, riservatissimo, dove mi rivela: “Serve per ritrovare me stesso e il mio mestiere, che torna ad essere il protagonista”.
Dopo aver trascorso ore indimenticabili in compagnia di un grande Artigiano, ma prima ancora un grande Uomo, dopo aver degustato delle opere d’arte di straordinario sapore, mi viene in mente Bukowski, quando dice: “Sono i tipi eccezionali che fanno girare il mondo. Loro fanno i miracoli, mentre noi ce ne stiamo con il culo ammollo.”
Grazie Franco, per la tua semplicità. Le tue complesse idee imprenditoriali sono da raccontare e spiegare ai giovani. La voglia di rimanere nella città di appartenenza e la scelta di utilizzare la “pizza” come strumento di cultura e di valorizzazione del territorio rappresentano la “chiave” giusta per aprire la porta attrattiva al turista ed il volano economico di un luogo.
GRAZIE
Fonte: FOODMAKERS