Quante volte, cliccando su Tripadvisor, più che le recensioni, andiamo a visionare le foto dei piatti? Perché siamo tutti dei piccoli San Tommaso. Se non vediamo non crediamo. E come dice il vecchio detto, “anche l’occhio vuole la sua parte”. Esiste un servizio in Italia, e che ora sta mettendo radici a Londra, capace di soddisfare al meglio questa esigenza dei clienti: vedere per credere. Si chiama Cibando ed è un progetto nato dall’estro del venticinquenne Gun Kim. La StartUp, nelle intenzioni del fondatore, vuole “rivoluzionare” il mondo della comunicazione per i ristoranti. In che modo? Ce lo spiega lo stesso Kim qui sotto.
Cibando è un’applicazione che consente agli utenti di trovare i ristoranti più vicini, scoprendo subito tutte le caratteristiche del locale, dalle foto (professionali) dei singoli piatti, al prezzo. L’idea di lanciare questo progetto nasce nel 2010. Quando ero alla guida di Mobatar, società che avevo fondato nel 2008 (azienda di promozione e marketing con un focus sul mobile), non sapevo dove andare a mangiare quando ero in viaggio da Roma a Milano per lavoro (per incontri con investitori e potenziali clienti). Milano, infatti, per me era una città nuova. Così, mi capitava di utilizzare spesso il servizio 89.24.24, ma era a pagamento e l’operatrice al telefono non mi dava informazioni dettagliate riguardo il costo e i piatti particolari che potevano essere proposti, ma si limitava a trasmettermi informazioni basilari. Da qui, ho iniziato a ragionare su questa problematica ed è scattata subito la scintilla. ‘Perché non realizzare un’applicazione realmente utile per gli utenti, per consentire non solo di trovare un ristorante, ma soprattutto capire cosa offre quel determinato ristorante?’ In questo modo ogni utente può avere la possibilità di trovare il ristorante giusto per lui e la sua scelta diventa più consapevole.
Qual è il servizio che Cibando offre ai propri clienti?
Cibando offre dei vantaggi sia per i suoi veri clienti, ovvero i ristoranti, che per gli utenti. In particolare consente all’utente di vivere l’esperienza del ristorante ancora prima di entrarci (pensiamo al fatto di poter osservare nel dettaglio le foto dei piatti e leggere la loro descrizione). Ai ristoratori, invece, Cibando consente di poter comunicare in un modo nuovo, utilizzando il digitale come strumento per poter arrivare a potenziali clienti, andando oltre il “passaparola”. La comunicazione, oggi, è un elemento chiave e noi siamo al fianco dei ristoratori in un percorso che li porterà a essere sempre più presenti e visibili.
Parliamo di numeri. In quante città è attivo il servizio e quanti sono i ristoratori che vi hanno aderito? Quante persone lavorano a Cibando?
Il servizio è attivo in tutta Italia e noi al momento abbiamo più di 1500 clienti (e un database di 100mila foto professionali di ristoranti). Inoltre, il team è composto da 15 dipendenti di 6 nazionalità diverse, distribuiti su tre sedi (Milano, Roma e Londra).
Voi offrite anche consulenza, il cosiddetto “Food Editor” ma anche il “Food Photographer”? Ci spieghi nel dettaglio il ruolo che hanno queste due figure all’interno di Cibando?
Il compito dei Food editors è fornire consulenza ai nostri clienti sulla visibilità dei ristoranti online. Queste figure professionali fanno in modo di comunicare al meglio il ristorante, sotto diversi punti di vista. Non sempre, infatti, un ristoratore riesce a comunicare al meglio il proprio locale e quindi lo facciamo noi per loro. Poi, li aiutiamo ad analizzare la loro presenza online e ci occupiamo di aiutarli a migliorarla sempre di più, sviluppando anche l’interazione con gli utenti. I Food Photographers, invece, lavorano con noi (specializzati nel food) per far in modo di comunicare il ristorante in modo visivo. Abbiamo notato, infatti, che molti ristoratori non hanno contenuti fotografici, specialmente dei loro piatti, e quindi ci avvaliamo di questi professionisti per aiutare i nostri clienti a comunicare al meglio.
Perché un ristoratore dovrebbe scegliere Cibando?
Il nostro obiettivo è riuscire a rivoluzionare, passo dopo passo, il mondo della comunicazione per i ristoranti. Pensiamo, ad esempio, alle foto che troviamo solitamente sui siti di ristoranti e locali: sotto gli occhi abbiamo foto degli spazi, della disposizione dei tavoli, dello staff, delle particolarità fisiche del luogo, ma raramente è presente quello che interessa davvero al potenziale cliente, ovvero le immagini dei piatti che potrà gustare in quel preciso posto. I clienti vogliono vedere i prodotti, vogliono immaginare ciò che mangeranno stando comodamente seduti a un tavolo, vogliono già iniziare a vivere l’esperienza di un pranzo o di una cena in un preciso ristorante, ancora prima di arrivarci. Lavoriamo molto sulle foto, infatti, senza limitarci allo scatto, ma fornendo una descrizione del piatto e inserendo le immagini anche su Tripadvisor. E da questo abbiamo ottenuto degli ottimi riscontri: ad esempio, ci viene spesso comunicato che i piatti fotografati da noi personalmente e pubblicati su Tripadvisor vengono ordinati con maggiore frequenza dai clienti. Ciò significa che c’è un reale interesse e che stiamo agendo su un campo che può consentire ai ristoratori di migliorare concretamente la propria attività.
E’ difficile fare impresa in Italia? E trovare fondi per far partire il proprio progetto?
In Italia è molto complesso, soprattutto se pensiamo alle questioni burocratiche e al lato della gestione del personale. Ci sono limitazioni, vincoli e processi molto lenti, che rischiano di compromettere la realizzazione di progetti perché tolgono la concentrazione da ciò che si sta portando avanti. Per quanto riguarda i fondi e il lato finanziamenti, noi abbiamo guardato fuori dall’Italia e abbiamo chiuso due round con Point Nine Capital di Berlino (con l’aggiunta di Angel investors dalla Russia e dagli Stati Uniti).
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Il nostro primo obiettivo è fare un passo consapevole fuori dall’Italia. A Londra, infatti, vogliamo concentrarci subito sulla selezione di personale madrelingua inglese per iniziare a creare un’ottima rete commerciale.
Fonte: Smartweek