Il leader 4.0 unirà competenze «soft», business e conoscenze hi-tech.
Accettare l’errore e ridurre la complessità sono le principali caratteristiche che un top manager deve possedere, oggi, per guidare il percorso di innovazione in azienda. Assunto probabilmente non ancora nelle corde di tutta la classe manageriale ma che, secondo gli esperti di Exs, società che si occupa di «executive search» all’interno di Gi Group (multinazionale italiana specializzata nei servizi dedicati allo sviluppo del mercato del lavoro) è da intendersi come un passaggio chiave per non fallire la missione di accompagnare la propria azienda nella rivoluzione digitale. Una rivoluzione, bene forse ribadirlo, tanto sfidante quanto abilitante, a tutti i livelli e in tutti settori. Che va ben oltre la tecnologia e le competenze tecnologiche.
Exs, nel tracciare l’identikit di un leader chiamato ad introdurre e a guidare il cambiamento (con il supporto di tutta la prima linea) nella propria organizzazione, grande o piccola che sia, ha definito cinque diverse caratteristiche distintive e strategiche che questa figura dovrebbe possedere. La prima è la consapevolezza del contesto, e cioè la capacità di comprendere i fattori di riferimento delle relazioni che concorrono a determinare opportunità e criticità. Non sempre l’innovazione nasce, infatti, all’interno dell’organizzazione; per questo un manager 4.0 deve possedere grandi doti di osservazione dell’esterno, nonché l’intuizione di capire se da altri “mondi” emergono possibili convergenze da adottare e da adattare alla propria realtà.
La seconda qualità è la visione, e quindi l’abilità nel comprendere e anticipare le direzioni di sviluppo del mercato e i bisogni insoddisfatti dei clienti per scattare una fotografia chiara del futuro dell’azienda e la giusta strategia per realizzarla. Essere ambasciatore dell’innovazione è il terzo requisito che viene chiesto ai “nuovi” leader. Queste figure devono essere il primo testimonial della rivoluzione digitale all’interno della propria impresa, per favorirne l’adozione da parte della propria organizzazione prima che dal mercato stesso, e deve essere al contempo anche un “facilitatore generazionale”, facendo da ponte tra la creatività dei millenials e la competenza degli addetti senior. Favorendone l’integrazione con l’obiettivo ultimo di tradurre tale sinergia in vera innovazione.
La disponibilità ad accettare l’errore nello sperimentare strade nuove e ad imparare dalla scelta rivelatasi sbagliata (il mantra filosofico delle startup, se vogliamo semplificare) è una delle sfide più impegnative per un executive, in termini di “self learning”, di auto apprendimento. Ma è anche, a detta degli esperti di Exs, una delle doti più promettenti in fatto di risultati futuri. Ridurre la complessità è infine il quinto requisito, inteso come la capacità di rendere i processi interni più facilmente leggibili per l’organizzazione e di far percepire l’innovazione, qualunque essa sia, un qualcosa di “enjoyable”, di piacevole, per il cliente interno. Per motivare il lavoro di tutti i collaboratori aziendali e facilitare il cambiamento a livello organizzativo.
Non è un compito scontato, quello che attende il management. Secondo Pasquale Natella, amministratore delegato Exs, «Il saper ammettere errori è indubbiamente la qualità più difficile da mettere in campo in un momento di forte pressione generalizzata sui risultati di breve, in cui non è facile concedersi la possibilità di sbagliare e il tempo di portare risultati, considerando che un cambiamento in genere richiede in media almeno 18 mesi di implementazione». Quanto alle caratteristiche ideali per un manager che punta al ruolo di leader 4.0, il consiglio è quello di abbinare a un background tecnico e di business un pool di competenze soft e di leadership (a livello organizzativo, relazionale e cognitivo). Sono queste ultime che, nello scenario attuale, risultano realmente determinanti, fermo restando che l’abilità di coinvolgere tutti gli stakeholder dell’impresa rimane un elemento cruciale anche per portare innovazione dentro l’azienda.
L’importante, conclude Natella, è “individuare queste capacità nell’executive selezionato, uomo o donna naturalmente che sia, con la maggior precisione possibile».
Fonte: il sole 24