Per rendere la nostra vita più facile e sicura e per realizzare una città realmente smart, la soluzione è l’identità digitale.
Non c’è dubbio che la crescita dell’Internet of Things (IoT) stia cambiando radicalmente il modo di interagire con il mondo che ci circonda. Quasi ogni tipo di dispositivo è provvisto, infatti, di forme di connettività online progettate per rendere la vita più facile ed efficiente. Tuttavia, mentre da un lato la rivoluzione degli oggetti ha subito un’accelerazione negli ultimi anni, dall’altro tutto è limitato da un difetto significativo: i dispositivi IoT generalmente non possono comunicare tra loro.
Questa incapacità di comunicazione deriva dalla mancanza di una vera identità digitale. Per quanto riguarda gli individui, ad esempio, l’identità è ciò che li rende unici, distinguendoli gli uni dagli altri. Lo stesso concetto si può applicare ai dispositivi collegati, che al momento soffrono di una crisi di identità.
Tutto ciò sta per cambiare. L’avanzare della tecnologia sta portando all’assegnazione di identità digitali all’ecosistema delle “cose“. Esse sono in grado di riconoscere e interagire con altre identità digitali, stabilire relazioni digitali tra gli utenti, tra utenti e cose connesse e tra le cose stesse.
PROTEGGERE LE SMART CITIES DEL FUTURO
Si può provare ad immaginare una città in cui i servizi pubblici – compresi i sistemi di allarme rapido – siano collegati tra loro attraverso l’identità. Che cosa succederebbe con l’arrivo di un uragano? Il sistema di preallarme entrerebbe in gioco inviando un messaggio cifrato agli equipaggi di emergenza della città per avvertirli del pericolo. L’identità del sistema di allarme sarebbe rapidamente autenticata e i piani di emergenza pre-approvati verrebbero messi in azione. Nel giro di pochi minuti dall’iniziale segnale i ponti e i sistemi di trasporto pubblico a rischio potrebbero essere chiusi, i vigili del fuoco potrebbero far evacuare gli edifici in maniera rapida ed efficiente. Gli stessi vigili del fuoco avrebbero identità uniche per cui il loro movimento potrebbe essere tracciato attraverso la città e potrebbe inviare unità speciali in zone svantaggiate. I semafori cambierebbero automaticamente al fine di garantire la minore congestione stradale. Può sembrare un film di fantascienza, ma in realtà questo esempio dimostra come l’introduzione di identità digitali in ogni fase di risposta ad una emergenza possa trasformare un’operazione molto complessa in una risposta automatica veloce così da salvare potenzialmente molte vite. Senza identità legate a ciascuno dei dispositivi e dei sistemi coinvolti questo semplicemente non sarebbe possibile.
Ovviamente l’identità digitale potrebbe anche essere usata per gli aspetti più banali della vita, come i viaggi o la logistica, così da renderli ancora più veloci e più facili. Ad esempio è possibile pensare a sistemi di traffico intelligenti in grado di raccogliere dati in tempo reale sul traffico, la velocità e i pericoli. Questi sistemi potrebbero, quindi, utilizzare la segnaletica rispondente per guidare i pendolari verso strade meno congestionate o anche per avvertire i viaggiatori del ritardo sul loro itinerario e suggerire alternative.
L’IDENTITÀ DIGITALE È LA CHIAVE
Questi sono solo alcuni esempi di come l’identità potrebbe giocare un ruolo fondamentale nelle smart cities di domani. La capacità dei dispositivi intelligenti di connettersi e comunicare tra loro potrà migliorare notevolmente la qualità dei servizi civici e dell’urbanistica. Per i cittadini questo significherebbe efficienza, nuovi strumenti in grado di migliorare quasi ogni aspetto della vita urbana. Il tutto alimentato da identità e dall’Internet of Things, strumenti votati a rendere più facile la nostra vita e permetterci di esercitare al meglio il nostro modo dicomunicare con il mondo che ci circonda.
Parliamo ora di sicurezza. Le infrastrutture pubbliche sono sempre un obiettivo privilegiato da criminali e terroristi: un hacker potrebbe accedere al sistema del flusso di traffico di una città per far diventare rossi tutti i semafori intorno al centro cittadino durante l’ora di punta e, allo stesso tempo, impedire ai conducenti di essere avvertiti, interferendo con tutte le stazioni radio locali. L’intera città potrebbe paralizzarsi in pochi minuti. Quindi, come si può rendere la città intelligente anche sicura? Tutto sta nella tipologia di connettività.
Nonostante per contrastare la pirateria informatica le imprese si siano da tempo schierate sulla difensiva, nell’approntare le necessarie contromisure una caratteristica cruciale sembra essere stata trascurata: identificare quali dispositivi stanno parlando gli uni agli altri.
Fino ad ora, infatti, nonostante i canali di comunicazione cambino da progetto a progetto – ad esempio Bluetooth, Wi-Fi, banda ultra larga –, l’Internet delle Cose si è basato su una connettività in cui i dispositivi rimangono relativamente muti.
La tecnologia di gestione delle identità digitali sta cercando di creare un sistema di Internet of Things in cui tutti i dispositivi siano identificabili. Attualmente, infatti, gli hacker possono entrare in un sistema tramite la fonte di un dispositivo, senza che però sia possibile sapere esattamente quali dati provengono da quale sensore o strumento. Tuttavia, se si conoscesse esattamente la provenienza delle informazioni, fino a giungere ai singoli dispositivi dell’Internet delle Cose, sarebbe molto più facile rendere il sistema sicuro. L’identità è la chiave per le città intelligenti perché fornisce un mezzo per capire da dove le potenziali minacce potrebbero provenire. Se un dispositivo può essere identificato, diventa molto più facile anche confermare che i dati generati sono autentici e ci si può fidare.
Fonte: I.M.