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1 Giugno 2014 admin

Startup dell’anno, vince Ennova

Premiata la giovane azienda che si occupa di rendere più efficace il modo in cui le aziende assistono i clienti.

ennovaOltre 400 dipendenti, di cui una trentina di programmatori. Nel 2013, superati gli 11 milioni di fatturato. Più che da startup, i numeri sono quelli di un’azienda consolidata. Ma Ennova li ha raggiunti in appena tre anni di vita: “Siamo operativi dal 2011”, racconta Michele Scarici, 46 anni, che l’ha fondata insieme a Fiorenzo Codognotto e Pier Vincenzo Pellegrino. La loro idea: rendere più efficace il modo in cui le aziende assistono i clienti. Perché spiegare all’operatore del call center cosa non va è un’impresa, capire come rimediare ancora di più. E invece attraverso la piattaforma di Ennova, MyHD, il tecnico entra direttamente nello smartphone, nel tablet o nel pc: “Il cliente non deve fare nulla, ha a disposizione un esperto in qualunque momento”, spiega Scarici. Una soluzione che ha convinto giganti come Telecom e Vodafone: così si spiega la crescita veloce del giro di affari, con l’utile già raggiunto lo scorso anno. Coronata venerdì, alla Scuola Sant’Anna di Pisa, dal riconoscimento di Startup italiana dell’anno.

Un premio particolare, quello conferito da PNiCube, l’associazione degli incubatori universitari. Sono ammesse le startup che nel 2011 hanno vinto le competizioni sulle idee di business organizzate dai vari atenei. Tre anni dopo devono dimostrare di essere riuscite a trasformare quei progetti, sulla carta promettenti, in vere e proprie aziende. “La parte più difficile non è iniziare, ma crescere in maniera significativa e imporsi sul mercato”, commenta Marco Cantamessa, presidente di PNICube. “Quelle che ce la fanno sono di solito le startup che combinano alle competenze interne all’accademia una capacità imprenditoriale che viene dall’esterno”.

Ennova ne è un esempio. Scarici aveva lavorato dieci anni per la società di consulenza Accenture e per quattro in Comdata, leader italiano dei call center. “Ma avevamo bisogno di una grossa componente tecnologica – racconta Scarici – per questo ci siamo fatti incubare all’interno di I3P, del Politecnico di Torino”. Lì hanno conosciuto Paolo Poni, dottore di ricerca, ora a capo della parte tecnica dell’azienda. E dall’ateneo hanno reclutato tutte le 33 persone che si occupano dello sviluppo del prodotto. Mentre altre 387 persone lavorano nei tre centri di assistenza di Milano, Roma e Cagliari.

Nel frattempo Ennova ha anche lanciato altri servizi. Sempre per le compagnie telefoniche un sistema che permette a chi vuole cambiare smartphone di trasportare da quello vecchio tutti i contenuti e le configurazioni, con un semplice codice QR. Per società energetiche, come Iren o Edison, altre applicazioni di supporto ai clienti. “La nostra forza è fornire un intero pacchetto, dalla tecnologia a chi si occupa dell’assistenza, subito utilizzabile”, dice il fondatore. La società ha anche cominciato a studiare soluzioni per le smart city, dalla mobilità alla gestione dei rifiuti. “Entro due anni puntiamo ad arrivare all’estero”. Con l’aiuto di capitali esterni? “Finora abbiamo investito solo noi fondatori. Non siamo chiusi a eventuali entrate, ma al momento non abbiamo discussioni in corso”. Nel 2017 il fatturato dovrebbe superare i 20 milioni di euro.

Tra le finaliste del premio Startup dell’anno, quella Piemontese era di gran lungo quella più cresciuta per giro d’affari. Ma anche altre nel 2013 hanno registrato numero importanti, superiori ai 400mila euro. Nesocell per esempio è già oltre quota 800mila. Fondata da due ingegneri, Davide Contu, 43 anni, e Andrea Cavaleri, 35, produce un isolante termico e acustico per edifici ecologico, perché ricavato dagli scarti della lavorazione della cellulosa. Lo stabilimento è a Balangero, provincia di Torino, vicino a una grande cartiera della multinazionale Ahlstrom. Remocean, spinoff del Cnr, ha sviluppato invece un sistema di rilevamento in tempo reale dello stato del mare che elabora un segnale radar riflesso dalle onde e che è stato usato durante i lavori sulla Costa Condordia. Il prossimo anno gli incassi dovrebbero triplicare, a oltre un milione di euro: “C’è un’evoluzione positiva nell’ecosistema italiano, sono diverse le imprese che a 3 o 4 anni dalla fondazione crescono bene”, commenta Cantamessa. “Quello che ancora manca è la capacità di dialogare con le industrie mature, che potrebbero essere per loro finanziatori, partner, o clienti. E magari anche acquisirle”.

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